Cinque date. Cinque momenti cruciali distribuiti lungo un secolo: dall’“anno della Restaurazione”, il 1815, all’anno di quella che fu, ma solo in parte e solo per una componente degli interventisti, l’ultima guerra del Risorgimento, il 1915.
[...] In mezzo a questi estremi, tre passaggi che incidono profondamente nel processo storico che porta all’indipendenza nazionale e alla costruzione unitaria: il ’48, anno della grande rivoluzione europea e nazionale; il ’61, anno del “miracolo” della conquistata unità, e il 1870, data simbolo per la “questione romana” che ha un lontano inizio e non si conclude certo con la caduta temporale dei Papi, ma che ne rappresenta in qualche modo la sintesi. Naturalmente la data, l’anno paradigmatico in quanto legato al singolo evento non è esaustivo della storia che costituisce un processo continuo e complesso nel quale operano molte forze spesso contrastanti e nessuna cesura drastica è mai possibile. Ma abbiamo inteso assumere cinque date significative che si dipanano nell’arco di cento anni come cinque archetipi sui quali cinque fra i più accreditati specialisti del tema ci propongono la loro riflessione. Così Angelo Varni ricostruisce, muovendo dal Congresso di Vienna, il disegno delle grandi potenze della Restaurazione. La sua narrazione ci accompagna per trent’anni, fino alla stagione riformatrice della seconda metà degli anni Quaranta, ricostruendo le direttrici delle grandi potenze e di come l’uso organizzato e sistematico della forza sia piegato a perseguire fini di stabilizzazione internazionale funzionali al riconoscimento della legittimità degli antichi sovrani.