Nel febbraio del 1933 a Berlino due bambine tornano da scuola: sui muri, campeggiano manifesti rossi con l'immagine di Adolf Hitler: i nazisti hanno appena preso il potere.
[...] Per una delle due bimbe, Anna, quel manifesto segna l'inizio di una lunga avventura: la sua famiglia, di religione ebraica, fugge dalla Germania, e, nella casa vuota, rimane il giocattolo amato, (il coniglio rosa del titolo) che diviene simbolo di tutto ciò che Hitler le ha sottratto e di un infanzia bruscamente interrotta. Il romanzo si conclude con l'emblematica riflessione di Anna sul suo destino di ebrea in fondo "privilegiata" dalle circostanze (l'umanità della famiglia, le amicizie, la libertà), che sembra alludere alla realtà ben più tragica di altre infanzie e di altre storie disperse fra i lager e lungo i cammini della deportazione.