Dopo il fallimento del sogno di sceneggiatrice e di ritorno da una fuga all’estero, per Matilde c’è un solo piano B: tornare in Sicilia e improvvisarsi guida turistica.
[...] Dovrà guidare per le strade e i vicoli di Palermo drappelli di settantenni per lo più stranieri e su di giri, lasciandosi contagiare dal loro entusiasmo. E se arrivasse a considerarli una famiglia alternativa? In una rappresentazione del turismo di massa disegnata sempre sul filo dell’ironia, e a tratti esilarante, Mari Accardi racconta il destino personale di una giovane donna siciliana. Bisogna allentare qualche difesa, polverizzare la diffidenza e guardare con lucidità alla famiglia d’origine. Quella vera. Un padre impegnato in un fitto colloquio con i gatti, chiuso in una vecchia Audi come in un bunker, una madre le cui colonne d’Ercole sono la chiesa e il supermercato di quartiere. E una nonna che proietta la sua angoscia dominante – l’invadenza degli estranei – perfino nel post mortem. E se le occupassero la tomba? L’unica persona di fiducia è la badante di origini rumene, Adela. Peccato che all’improvviso faccia perdere le sue tracce, generando una turbolenza quasi ingestibile. Tutto si complica, tutto sembra andare all’aria: famiglia vera, famiglia presunta.