«Per dare un senso nostro allo spazio, occorre chiuderlo e separarlo da qualcosa che diventa altro; nel momento in cui ci troviamo a definire uno spazio, siamo quindi costretti a ritagliarlo dal tutto. Solo in questo modo possiamo classificarlo.
[...] Dobbiamo perciò tracciare una linea, reale o immaginaria, che lo delimiti: ecco il confine». Marco Aime e Davide Papotti – attingendo rispettivamente all'antropologia culturale e alla geografia senza cercare di definire i due approcci – propongono nel testo un appassionante e inedito viaggio attraverso la nozione di confine, applicata ai più svariati ambiti dell’esistenza umana: il genere, il colore della pelle, la religione, l'appartenenza a una classe; ma anche il cibo, il turismo, l'arte e la natura.