Nell'inverno successivo al loro primo incontro, Bell e Sigh si trasferiscono nella campagna irlandese più remota. Sono giovani, innamorati, stufi della città e delle rispettive famiglie, pronti a cominciare una nuova vita.
[...] La loro casa è ai piedi di un monte dalla sommità appiattita, corrosa dai venti e da una luce millenaria: Bell e Sigh lo guardano, certi che un giorno ci saliranno. Una stagione dopo l'altra, il loro quotidiano si riempie di cose piccole e importantissime, di gesti e riti ricchi di intimità, mentre le vecchie abitudini, il passato e perfino le parole perdono di consistenza. Il mondo di Bell e Sigh si restringe e perde i confini, indistinguibile da ciò che li circonda: gli occhi degli animali e i colori dei fiori, i suoni della pioggia sul terreno e i respiri del vento tra le rocce. Fino al giorno in cui il sentiero verso la cima del monte appare facile e accogliente, come l'invito di un vicino gentile. L'occhio della montagna è una profonda meditazione sull'amore, sulla natura, su come allontanarsi dal mondo per poterlo scoprire davvero. Sara Baume torna con la prosa poetica e visionaria di "fiore frutto foglia fango" a esplorare l'intensità dei sentimenti, quelli che ci legano come esseri umani, e quelli, più nascosti e inafferrabili, che ci uniscono a tutte le creature viventi.