«Da un po' di tempo l'Europa sembra aver dimenticato di essere figlia dell'epopea e dell'utopia. Ormai inaridita, non riesce a ricordarlo ai suoi cittadini, è troppo lontana, disincarnata, spesso suscita soltanto una noia disillusa. Eppure la sua storia è un ribollio permanente.
[...] Tanto fuoco e morte, ma anche tante invenzioni e arte. La letteratura, forse, è in grado di ricordarci che il racconto europeo è una storia di muscoli, di verve, di fervore, collera e gioie. Le parole della letteratura, forse, possono riportare al cuore del racconto la convinzione e l'impeto senza i quali non si fa niente.»