Tra gli scheletri dei palazzi, le macerie sulla strada e la plumbea pesantezza dell’atmosfera, nella desolazione, i rottami, la sporcizia e i rifiuti sembra che il lume sia il fatto di essere insieme, l’essenziale diventa l’unica cosa che rimane in mano. «Un giorno, qualcuno si mise a giocare.
[...] Un altro giorno una bambina sconosciuta di mise a ridere». Sono i bambini ad essere contagiosi e l’onda di contagiosa letizia investe anche gli adulti, che per la prima volta sembrano vedersi, iniziano a riunirsi, iniziano a farsi compagnia. «Eravamo vivi. Era come una festa. La festa dell’inizio di qualcos’altro».