Con "l'immagine-tempo", dopo "l'immagine-movimento", Gilles Deleuze prosegue la sua rifondazione del pensiero sul cinema, anzi una ridefinizione del cinema medesimo. La teoria per lui non si fonda sul cinema ma sui concetti da questo suscitati.
[...] I grandi autori sono come i pittori o i musicisti: parlano meglio di altri di quel che fanno, tramutandosi così in filosofi. Secondo Deleuze sono proprio i concetti del cinema e non le teorie a creare l'unicità della settima arte ed è per questo che non bisogna chiedersi "che cos'è il cinema", ma "che cos'è la filosofia". Da questa nuova pratica delle immagini e dei segni che è il cinema, ecco nascere una sindrome personale che prende corpo come visione del mondo.