Una coppia apparentemente moderna, libera, aperta: lei, Elizabeth, colleziona amanti senza che Nate, suo marito, ne soffra veramente; lui stesso frequenta una donna, ma questo non compromette, anzi sembra cementare, la loro unione. L'essenziale, dopotutto, è «poter contare l'uno sull'altra».
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Ma quando il suo ultimo amante si suicida e Nate intreccia una relazione con una giovane paleontologa, il mondo di Elizabeth sembra crollare, e la donna viene assalita da domande esistenziali alle quali non riesce a dare risposta. Nate, per parte sua, non sa scegliere tra le due donne, con l'unico risultato di rendere entrambe infelici... Per raccontare questa storia, sullo sfondo della quale vediamo emergere le tematiche che l'hanno resa famosa - prima fra tutte quella della condizione femminile - Margaret Atwood sceglie di far parlare i protagonisti in prima persona: e così non possiamo non immedesimarci in queste tre figure, rimaste prigioniere di un gioco di cui si erano illuse di scrivere le regole, un gioco che l'autrice racconta con la bravura che ha fatto scrivere al New York Times: «Nessuno conosce la natura umana come Atwood».