«Il cervello è un cavallo impetuoso controllato dalle redini dell'inibizione», scriveva Berthoz in "La scienza della decisione": una suggestiva immagine che anticipava il tema approfondito in questo suo ultimo libro.
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Il continuo gioco tra eccitazione e inibizione, tra freno e acceleratore, è il frutto di una raffinata modulazione dei circuiti neurali che, svolgendo con precisione il proprio lavoro, arginano il caos incontrollato e danno origine ai meccanismi di scelta e decisione, all'immaginazione e alla creatività. Ma cosa succede quando questo delicato equilibrio si altera? Si allentano le barriere che scatenano nell'uomo l'atto violento, ci ammonisce Berthoz; una potente e temibile miscela di impulsività e negazione dell'altro che raggiunge il suo apice nei criminali e nei fanatici, fino ai dittatori. L'inibizione svela allora l'altra faccia del Giano bifronte, quella in cui la saggezza del corpo - capace di straordinari meccanismi di autoregolazione - diventa follia della mente, talvolta collettiva, come la storia umana anche recente ci ha tristemente insegnato.