NORA è stesa in parte su di me, di traverso. Ha appoggiato il mento poco sotto il mio sterno e giocherella con i peli sul mio petto. Continua a ruotare l’indice, e io la osservo in silenzio. Il condizionatore ronza in sottofondo e la mia mente ripercorre all'infinito gli ultimi minuti. Ha le guance ancora colorite, di un rosa intenso: è tanto bella da elettrizzarmi, e da farmi male.
[...]
Si è tolta la camicia e ora ha addosso solo quegli splendidi occhi, quelle labbra sporgenti e quel tatuaggio con il dente di leone sulla spalla. «Sai, non ho mai avuto un amante che fosse così dolce con me», dice senza incrociare il mio sguardo. Fissa il mio petto continuando ad accarezzarmi. Sai, non ho mai avuto una ragazza che mi chiamasse amante, vorrei dirle, ma decido di non farlo. «Ed è una bella cosa?» chiedo invece. Ho un brivido pensando alle fruste e alle catene che oggi sembrano piacere a tanti. Sono troppo dolce? Dakota ne è sicuramente convinta; non che voglia approfondire il discorso… Si illumina. «Sì, molto.» La sua voce si trasforma in un sussurro, anche se siamo soli. «Però…» fa guardandomi pensierosa «…a volte ti vorrei più sfrenato.» Sono sorpreso dalla sensazione che mi danno le sue parole, ed euforico all’idea che voglia rifarlo. Anche se si sta ancora riprendendo, il mio corpo smania per entrare di nuovo in lei. Fino a che punto mi vorrebbe sfrenato? Mi affascina il vasto mondo del sesso che non conosco, ma non so se la mia mente riesca a separare l’idea di essere sfrenato da quella di farle male. So che tra il buon vecchio sesso e quello violento c’è una zona grigia, ma quale punto dello spettro mi sta indicando? «Quanto sfrenato?» chiedo. Mette una mano sulla mia e me la posa sui suoi capelli. Intreccia le nostre dita attorno a una ciocca scura e la tira. Sento pulsare il mio sesso. «Sfrenato al punto giusto.» Sorride, incantevole e maliziosa. Si struscia contro di me. È come se il suo corpo fosse totalmente in sintonia con il mio. «È una cosa che potrebbe piacerti?» domanda con voce roca. Abbassa la testa sul mio petto e mi lecca il capezzolo. Lo sfiora con i denti e lo stuzzica con la lingua. La sensazione mi arriva dritta all’inguine. Nessuno mi ha mai toccato lì, tanto meno con la bocca. Il cuore mi batte all’impazzata, più del solito, e sono sia eccitato sia intimorito. Non perché non lo voglia, ma perché è tutto così nuovo per me. Una volta ho sentito dire che c’è un punto giusto tra l’eccitazione e la paura, e sono convinto di averlo trovato. Rispondo in ritardo con un cenno del capo. Mi preme le labbra sul petto e fa un mormorio di gola. «Adoro il tuo corpo.» Sposta le mani sul mio collo. Mi sfiora la pelle sudata, e io arrossisco per il complimento. Mi tocca le spalle e poi di nuovo il petto. Devo usare tutta la mia forza di volontà per non contorcermi sotto di lei. «Sei una di quelle persone che non devono allenarsi per avere un corpo stupendo, vero?» Mi rivolge un sorriso complice. «Anzi, non rispondermi. Voglio immaginare che ti alleni due volte al giorno per essere così.» Le sue dita lasciano il mio petto e scendono sul ventre. Le sue unghie lunghe seguono i muscoli ben definiti. Metto una mano sul suo sedere nudo e rotondo. «Adoro il tuo corpo.» Glielo stringo, e lei fa le fusa. Fa proprio le fusa, quando la tocco. Voglio risentire quel verso. «Hai il tipo di corpo davanti a cui gli uomini si inchinano fin dall'inizio dei tempi.» Ripenso a tutte le bellezze antiche e agli incantesimi che hanno fatto agli uomini. Nonostante ami molto la storia, in questo momento, nudo accanto a lei, non mi viene in mente un solo nome.