"Una ventina di anni fa mi trovavo ospite in una baita in montagna. Non avevo con me niente da leggere, non c'era la televisione, ma trovai una vecchia radio che prendeva solo un canale in lingua italiana che trasmetteva uno sceneggiato. Ascoltare le voci degli attori con il sottofondo del vento che faceva tremare le finestre mi trascinò via. Fu magico.
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È questo l'effetto che fa la parola, quando è spogliata da tutto e ti arriva attraverso la forza della recitazione. Non sarò mai all'altezza di quello sceneggiato, anche perché era tratto da un racconto di Cechov, ma è a quella potenza che tendo, a quella sensazione di rapimento e magia. Per farlo, ho dovuto imparare una nuova grammatica, lontana dalla sceneggiatura televisiva come dal romanzo, e come spunto di partenza ho rielaborato uno dei tipici temi del romanzo gotico, quello del disgraziato che prova su di sé la magia nera, o una qualche pozione dagli strani effetti, calandolo nel mondo delle sostanze psicoattive." (Sandrone Dazieri)