«La psicogeriatria attuale presenta un paradosso che va contrastato: è una psicogeriatria senza psiche.
Ha cestinato l’anima rinunciando a pensare il disagio anche in termini di paura, smarrimento, momento critico di un’esistenza in divenire.
[...]
»
Il riavvicinamento tra psichiatria e neurologia, avvenuto negli ultimi anni, è un’opportunità da cogliere poiché può contribuire all’avanzamento delle conoscenze e all’offerta di risposte più efficaci ai bisogni dei pazienti. Ma la medicina ha davanti a sé un altro orizzonte, oltre a quello degli avanzamenti tecnico-scientifici, l’orizzonte dell’integrazione della “medicina basata sulle evidenze” con la medicina “basata sulla relazione”.
In questo percorso di integrazione, la psicoanalisi ha molte cose da dire. Intesa come disciplina della comprensione psicologica, prima ancora che come tecnica terapeutica, la psicoanalisi aiuta a rendere tematica la dimensione relazionale, liberandola dalle mediocri semplificazioni e dalle banalizzazioni. La dimensione relazionale entra in gioco quando l’operatore interagisce con pazienti e familiari, ma anche quando agisce nel gruppo di lavoro e quando “parti” diverse della sua soggettività entrano in conflitto (relazioni intrapsichiche), soprattutto in presenza di esperienze che costellano i temi più impegnativi dell’esistenza: le perdite, l’invecchiamento, la morte.
La psicogeriatria raccoglie la sfida posta dall’invecchiamento della popolazione e si propone come campo privilegiato d’applicazione di questa nuova medicina. Da disciplina di seconda scelta, la psichiatria dell’età anziana si candida a diventare disciplina di frontiera.
Alberto Spagnoli medico, specialista in neurologia, socio analista del Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA), docente della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia a indirizzo junghiano del CIPA, membro della International Association for Analytical Psychology.
Biblioteche
Dettagli
Commenti
Per inserire il tuo commento o il tuo voto, devi comunicare il tuo codice utente e la tua password.